venerdì 27 maggio 2011

Per un po' devo fermarmi

Da quando ho saputo che papàgi andrà a Milano ho chiamato tutti quelli che conosco per sondare il terreno e preparare anche un mio eventuale trasferimento.
Quando la cosa sembrava incerta, tutti mi hanno risposto che mi avrebbero aiutato, di stare tranquilla perché qualcosa "sarebbe saltato fuori", che sì lui poteva fare quella telefonata, lei avrebbe chiamato quell'altro, e poi sì qualcun altro avrebbe pure cercato di sapere se lì c'era una possibile apertura.
Adesso che la cosa si avvicina, anche se una data precisa non c'è, le certezze hanno iniziato a vacillare. Lo faccio, ma non ti posso promettere niente, lo sai come vanno queste cose.
E io, che ho iniziato a fare questo lavoro pensando che fosse il lavoro più bello del mondo. Io che mi sentivo appagata per aver realizzato il mio sogno di bambina senza dover dire grazie a nessuno, riuscendo a entrare in un settore chiuso a riccio su stesso. Un settore che quando parla di casta sa di cosa sta parlando. Adesso io mi ritrovo, dopo quasi 10 anni, a dover chiedere come se fossi l'ultima stagista. E soprattutto a sentire risposte, vediamo che posso fare, se esce qualcosa tu sei la prima della lista, come se ne dicono tanti proprio agli stagisti. Solo che a dirmi queste parole, come se io non sapessi cosa vogliono dire realmente - anch'io ormai le ho ripetute tante volte - sono miei amici. Persone che questo mestiere me lo hanno insegnato, persone con cui ho diviso giornate per strada...anzi, diciamolo...sul marciapiede. Perché chi fa il mio mestiere consuma i marciapiedi -di giorno-.
La delusione e la disillusione hanno raggiunto vette altissime. La lite con il direttore, l'organizzazione della famiglia che non quadra, il caldo e altri (uno) desideri che non si concretizzano mi stanno logorando. Come quando pupetta non c'era. Come quando pupetta era solo nel mio cuore. Come quando il mio cuore era solo alla ricerca della mia felicità, della mia pupetta.
Ma ora lei c'è, la vedo crescere sotto i miei occhi, tra le mie braccia.
Fa lunghi discorsi incomprensibili (tranne che a me...vabbè, lo ammetto, qualcuno anche a me), dice soggetto-oggetto per la felicità di zia chicca che su questa cosa mi stava ossessionando. Siamo a mamma-pappa e mamma-nanna, mamma-atta (acqua). Risponde a domande nuove tipo: di che colore è il sole, la stella, il cielo?, chi ti ha regalato la zebra?
E' bella come una giornata di sole e dolcissima. Per lei devo fermarmi e riflettere. Per lei devo trovare la soluzione migliore.

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