lunedì 14 febbraio 2011

Perché noi no

"Non c'è bisogno che io le scriva alcunché, quella di ieri era solo un pretesto per fare una manifestazione contro il premier, l'unico modo che la sinistra conosce per far sentire la sua voce, un po' di rumore perché non sanno cosa dire, il solito vecchio modo di tentare di aizzare la piazza per sperare di avere qualcosa in più alle elezioni perché loro, le elezioni non sanno vincerle".
E' questa in sintesi la posizione di papàgi sulla manifestazione di ieri delle donne per affermare la propria dignità, per chiedere che non sia calpestata continuamente dalla cronaca politica che ci regala quotidianamente immagini di compravendita del corpo femminile.
Un po' dubbiosa sulla manifestazione lo sono stata anch'io sin da subito. E' l'idea di una manifestazione delle donne che non mi è piaciuta dall'inizio. Perché penso che bisognerebbe scendere in piazza tutti, tutti quelli che non vogliono un paese in cui ci si occupa solo dei problemi del premier, e non si fa niente per salvaguardare i lavoratori della Fiat, e delle altre aziende (spesso eccellenze del tessuto imprenditoriale italiano) che - nel silenzio - stanno passando di anno in anno nelle mani di stranieri. Vorrei che si scendesse in  piazza, ripeto ancora tutti, per dire basta alla politica decisa a tavolino, per dire basta anche a chi sa solo "essere contro" e soprattutto per manifestare la vergogna per avere come capo di governo un uomo che si va vantando in tutto il mondo del suo machismo e che tratta le donne come merce reperibile.
Papàgi su tutto questo non è d'accordo. Va ripetendo che ognuno a casa sua fa quello vuole, che lui è il sultano e può fare quello che vuole e che non ci dovrebbe proprio essere il diritto a manifestare.
Stamattina gli ho detto di scrivere una bella letterina a pupetta per spiegarle i motivi per cui non ha voluto che la portassi alla manifestazione di ieri. Non credo che la farà, forse già domani si spegnerà l'eco della manifestazione e quindi anche nella nostra casa non se ne parlerà più.
Al di là delle mie più profonde convinzioni sull'opportunità di una manifestazione di donne per le donne, mi ha emozionato vedere le foto delle piazze nelle quali si sono mescolati colori, età, nazionalità, professioni, ceti sociali. Negli occhi di chi c'era ho letto la voglia di riprendere nelle mani proprie mani il proprio destino, ma soprattutto quelle dei figli e per riprendere in mano questo il destino di un Paese. Per dire basta alla rassegnazione e al tutto è lecito.
Io vorrei che la mia pupetta si volesse bene. Vorrei che credesse in se stessa, nelle sue opportunità, nella possibilità di poter ottenere quello che vuole per realizzarsi ma con sacrificio. Vorrei che avesse rispetto per sé, per la sua vita, per i suoi ideali, per i suoi sogni. E vorrei che il suo modello non fossero veline, schedine, meteorine e simili. Vorrei che fosse bella, come ziaeffe, ma come ziaeffe vorrei che la sua bellezza fosse solo un'aggiunta alla sua intelligenza, al suo impegno, alla sua sensibilità.
Sì, mi piacerebbe tanto che pupetta somigliasse a ziaeffe, una donna bellissima, un medico preparato e attento, una sorella stupenda, una zia premurosa, una figlia meravigliosa.
Spero che tu non avrai bisogno di andare in piazza a urlare la tua rabbia, anche se spero che lo farai se ce ne sarà bisogno.
Spero che somiglierai a te stessa, pupetta, e che sarai una donna come tu vorrai.

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